Intanto la nostra parrocchia assunse una sua importanza. Lo dobbiamo dire constatando come a reggerla vengano mandati uomini di valore. Alla morte di Don Gualandris venne eletto Don Giovanni Vitali, che rimase solo tre mesi a governare la nostra parrocchia, passando nel giugno del 1799 primo parroco di S. Alessandro in Colonna, in seguito diventò Pro-Vicario Generale. Gli successe Don Giovan Battista Vitali, che rimase nella nostra parrocchia tre anni, poi fu trasferito a Verdello. A coadiutori di questo parroco c'erano 7 sacerdoti, tutti di Suisio: i fratelli Don Vincenzo e Don Giacomo Mazzoleni, di Castelletto, Don Francesco Mazzoleni, Don Giovanni Vavassori, Don Francesco Previtali, Don Giovanni Carminati e Don Giuseppe Previtali, di Suisio.

Nel 1789 era scoppiata in Francia quella che si chiamò « la Rivoluzione Francese ». A Bergamo i francesi arrivarono con le loro idee e con la loro rapacità nel 1797 e rovesciarono l'imbelle governo di Venezia. Suisio però non innalzò l'albero della libertà. E' da pensare che i nostri padri soffrirono a quel mutamento nè simpatizzarono con Napoleone Bonaparte. A neutralizzare l'effetto di ciò che i francesi si facevano porta bandiera vi fu l'opera del Clero.

A Suisio in quel tempo vi fu un uomo di statura veramente eccezionale. Nel 1805 fu promosso nella nostra parrocchia Don Domenico Magri, già arciprete di Mologno per 14 anni, dove portò a termine la fabbrica della chiesa nuova. Ma anche a Suisio non rimase inerte. Fece fare il grande armadio per i baldacchini e gli stendardi; allo scultore Antonio Gelpi affidò le statue di Davide e di S. Giuseppe; al pittore Riva affidò parte della decorazione; acquistò baldacchini e banchi; fece fare la balaustra all'altare dell'Immacolata, la sistemazione delle cantorie, provvide all'imbiancatura di tutte le chiese e alla doratura dell'altare di San Giuseppe; si prodigò con l'aiuto della popolazione ad arricchire la chiesa del necessario per le funzioni.

Non dobbiamo credere che egli abbia avuto grandi mezzi, perché allora la popolazione si aggirava sui 700 abitanti e viveva tutta del lavoro dei campi. Quello che allora non mancava, invece, era la fede e la profonda convinzione che il dare alla chiesa era il modo più idoneo per partecipare alla divulgazione del Regno di Dio: con ciò si spiegano anche le numerose vocazioni sacerdotali.
Un segno del valore di Don Magri è dato anche dal fatto che nel 1818, fu delegato dal Vescovo, Monsignor Dolfin, a compiere gli uffici di Vicario Foraneo di Terno in sostituzione di Don Gerolarno Cavalli allora infermo.

Testi e foto tratti da: SUISIO Appunti di Storia - Burgo Editore.

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